Anche se durante questo periodo particolare tante attività vengono interrotte, siamo riuscite ad andare avanti e continuiamo a dare sostegno alle donne di paesi terzi sopravvissute alla tratta.
Abbiamo sviluppato il Toolkit “Le fanzine e la gestione delle esperienze traumatiche” e abbiamo iniziato con le sedute di supporto psicologico implementate con e attraverso l’arteterapia. Qui, le partecipanti creano prodotti artistici – le loro fanzine – un contenitore attraverso il quale possono definire chi sono e come vogliono essere.
Attraverso una combinazione di metodi sensibili al genere e alla cultura (etnopsicologia/etnopsichiatria) e l’uso dell’arte nelle sessioni, le donne sopravvissute alla tratta sono assistite per affrontare emozioni difficili, facilitare la guarigione e reclamare le loro vite sentendosi ascoltate e comprese. La metodologia è spiegata nel HEAL – Toolkit per le sedute di sostegno psicologico “Le fanzine e la gestione delle esperienze traumatiche” e qui le nostre psicologa ed esperta d’arte condividono alcuni appunti sulla metodologia e l’implementazione a Palermo.
Maria Chiara, psicologa per il progetto HEAL
Potresti descrivere in una frase cos’è l’etnopsicologia?
L’etnopsicologia è una disciplina che coniuga l’approccio della psicologia con quella della etnologia, e che tiene conto della cultura e della lingua di provenienza dei pazienti che provengono da altri mondi.
In breve, come viene implementata la metodologia con le donne sopravvissute alla tratta?
Secondo l’approccio dell’etnopsicologia il mediatore linguistico-culturale è una figura centrale per la cura delle persone straniere; nel caso delle sopravvissute a violenza, questa figura è ancora più importante perché le donne possono liberamente raccontare la loro sofferenza nella loro lingua originaria e possono esprimere se stesse anche attraverso i loro valori e le loro abitudini culturali, senza la paura del giudizio, per lo sviluppo dell’empowerment e dell’autostima.
Qual è l’atmosfera durante le sessioni?
L’atmosfera è di condivisione e di partecipazione, e ci sono momenti di riflessione e di gioco.
Cosa ne pensi, come sono cambiate le donne durante le sessioni?
Le donne hanno utilizzato il momento creativo per conoscersi meglio a vicenda attraverso la scelta delle immagini. Il gruppo ha anche agevolato la richiesta di supporto individuale alla psicologa.
Marianna, esperta d’arte per il progetto HEAL
In una frase, cosa sono le fanzine?
Le fanzine sono piccole pubblicazioni fatte a mano di diversi formati che possono essere visuali o includere anche testo, su qualsiasi cosa, come storie personali, sottoculture o collezioni, e prodotte da una o un gruppo di persone a costo minimo o nullo. Le fanzine sono anche una forma di espressione individuale all’interno di una comunità.
Cosa pensano/dicono le donne delle fanzine?
Le donne adorano creare fanzine, perché è qualcosa che fanno con le loro mani, è creativo, si rilassano e si divertono a cercare immagini sui giornali per creare collage, sono sorprese di come i loro pensieri ed emozioni possano essere trasformati in immagini.
Come si sentono le donne durante le sessioni?
Le donne hanno capito che esistono diversi linguaggi di comunicazione e credo che questo le faccia sentire più libere di esprimersi. Le barriere linguistiche e quelle dell’espressione emotiva, del raccontare la propria storia, vengono abbattute dall’arte. Per questi motivi si sentono al sicuro, grazie al supporto di esperti, e si sentono felici di condividere la stessa esperienza con altre donne.
Avresti qualche consiglio ad altri esperti d’arte che utilizzerebbero le fanzine nel loro lavoro con le donne?
Le fanzine, come l’arte in generale, sono un mezzo per dare forma alle emozioni e alle esperienze di ogni persona. Attraverso il linguaggio artistico, le fanzine diventano un ponte di comunicazione con l’altro, privilegiando la sfera del linguaggio non verbale con l’uso di tecniche artistiche, come il collage, la pittura, la fotografia. Consiglio quindi di seguire l’approccio naturale delle partecipanti alle tecniche artistiche e di guidarle nel raccontare le storie in modo trasversale, non spiegando perché lo si fa, ma dando spunti e input con immagini, con esempi di comunicazione visiva, Spetterà poi agli stessi partecipanti prenderne atto e trovare il proprio modo di esprimere le proprie emozioni.
- Photo by Anna Laura Festa. facebook.com/annalaurafesta
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Partner
- CESIE (Italia, coordinatore)
- KMOP (Grecia)
- Fundació Surt (Spagna)
- PATRIR (Romania)
- LIBERA (Italia)
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