Ripensare l’autonomia senza acronimi: riflessioni dalla formazione locale

venerdì 5 Aprile 2024

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L’accoglienza di persone minori arrivate sole in Paesi terzi rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti che le società contemporanee devono affrontare. Tra giugno e novembre dello scorso anno, il CESIE, nell’ambito di CIVILHOOD, ha avviato due corsi online dedicati a professionistɜ e volontariɜ dell’accoglienza, con l’obiettivo di esplorare il concetto di autonomia in questo contesto particolare. Con un approccio dinamico, il tema è stato affrontato senza acronimi, al fine di stimolare nuove riflessioni sui percorsi di integrazione di persone minori giunte sole in Italia e migliorare gli strumenti per gestire la diversità nei contesti pluriculturali.

La mutabilità delle fenomenologie e delle provenienze migratorie, la non corrispondenza tra le percezioni dominanti della mobilità transnazionale e la realtà dei fatti e, soprattutto, le caratteristiche storiche e generazionali di questa fascia di migranti (teen migration) determinano un nuovo tipo antropologico di migranti, difficilmente collocabile.

Un pensiero che sembra accomunare moltз tra operatorз ed espertз del mondo delle persone di minore età arrivate sole rispetto a questa particolare figura di migrante del presente è che questз ragazzз risultano per molti versi indecifrabili e “fuori scala” rispetto alle categorie di “adolescente”, “minore/maggiorenne”, “adulto”, “autonomia” che orientano le nostre forme di presa in carico, e che le storie e i modi d’essere di questз giovani necessitino di nuove forme di pensabilità, di conoscenza e di intervento meno codificate e più aperte al divenire da parte dei diversi attorз implicati.

La loro enigmaticità e lo spiazzamento che comportano in molte delle relazioni a cui sono ricondottз nelle nostre società non dipendono solo dalla “loro” indeterminatezza e mutevolezza, ma dall’incontro con “noi”,  con i nostri parametri sociali, culturali e di welfare, con le nostre rappresentazioni di “normalità”, di individuo e di società.

Questo carattere perturbante si riverbera sullз operatorзi dell’accoglienza e più in generale interpella il nostro approccio complessivo verso questз giovanissimз migranti. Il versante che riguarda il “noi” interroga e mette in questione le nostre rigidità categoriali, il nostro pensiero normativo, impositivo e riduzionistico.

Pur avendo di fronte persone con potenziali storie traumatiche e rotture, diffidenti verso le persone considerate “adulte”, con un’idea incerta e non pensata di futuro, i percorsi di presa in carico della persona di minore età, soprattutto sul versante delle istituzioni pubbliche e di accoglienza, sono spesso pieni di parametri, vuoti, visioni lineari di crescita, richieste di chiarezza, programmazioni, sguardi “strategici”.

Questa attività normativa e di “disciplinamento” della persona di minore età non solamente è a lei estranea nella forma e nella sostanza, ma viene anche applicata in modo contraddittorio e per molti versi perverso.

Ciò è particolarmente visibile rispetto alla categoria di “autonomia”: formalmente definita, imposta e misurata sui pilastri della residenza e del lavoro e modellata su logiche e richieste insensatamente diverse e pretenziose rispetto a quelle che verrebbero poste ad un pari età autoctono o ai nostri stessi figli.

Se da un punto di vista esterno “l’autonomia” corrisponde alla sistemazione residenziale “in proprio” e ad un contratto di lavoro, da quello più propriamente processuale e personale spesso si generano cortocircuiti all’interno dello stesso luogo e della stessa azione di supporto della persona di minore età, in cui l’autonomia viene richiesta ed al tempo stesso inibita, cercata ed al tempo stesso frenata.

Le modalità stesse dell’accoglienza spingono questз giovani, anche con la loro più o meno inconscia complicità, in una condizione adolescenziale che sono particolarmente impreparatз ad affrontare, aprendo “partite psichiche magari mai giocate nei paesi di origine e nelle strutture famigliari di partenza”.

La protezione, che spesso fa rima con controllo e regressione, può infatti favorire l’instaurarsi di dinamiche parassitarie e rivendicative, annullando quella autonomia che si era invece pienamente dispiegata in precedenza nella vita della persona di minore età, danneggiando la sua capacità di scegliere e decidere per la propria vita.

Può perciò accadere che lǝ minore, piuttosto che riuscire ad impegnarsi in un percorso reale di autodeterminazione, resti intrappolatǝ in una oscillazione e ambivalenza interna tra adattamento passivo, ribellione, insofferenza e smarrimento.

Questi temi sono stati approfonditi nel corso del progetto CIVILHOOD e hanno portato allo sviluppo di una serie di materiali e risorse educative per supportare educatorз, operatorз del sistema di accoglienza, volontarз e altri soggetti interessati nel loro lavoro con le persone di minore età arrivate sole.

Leggi le risorse del progetto accedendo alla scheda! Per ulteriori informazioni contatta Georgia Chondrou: georgia.chondrou@cesie.org.

A proposito di CIVILHOOD

CIVILHOOD – Enhancing unaccompanied minors transition to early adulthood through civic education and labour market integration è un progetto finanziato dal programma AMIF, DG Home Affairs – Asylum, Migration and Integration Fund, dell’Unione Europea.

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Contatta Georgia Chondrou: georgia.chondrou@cesie.org.

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