Trent’anni dopo la Conferenza di Pechino: le università europee analizzano le molestie sessuali nell’istruzione superiore

venerdì 7 Marzo 2025

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Mentre il mondo celebra il 30° anniversario della Conferenza di Pechino e della Piattaforma d’Azione, le università in Europa stanno esaminando con attenzione la persistenza delle molestie sessuali nell’istruzione superiore. Nonostante i progressi nelle politiche di uguaglianza di genere, recenti studi dimostrano che le molestie sessuali restano un problema diffuso nel mondo accademico, evidenziando l’urgenza di un’azione rinnovata.

La Dichiarazione di Pechino del 1995 ha rappresentato un impegno storico di 189 paesi per eliminare la violenza di genere, comprese le molestie sessuali nell’istruzione. A trent’anni di distanza Uni4Equity, dedicato alla lotta contro le molestie sessuali nelle università europee, sta conducendo una revisione dei progressi compiuti e delle sfide ancora aperte.

La realtà delle molestie sessuali nelle università

Le molestie sessuali nelle università sono un problema pervasivo che colpisce sia studentɜ che personale accademico. Secondo una ricerca del 2024 condotta da Uni4Equity in sei università europee, una persona su tre ha subito qualche forma di molestia sessuale.

Nello specifico, tra il 26,9% e il 43,5% delle persone intervistate ha vissuto almeno un episodio di molestia sessuale in ambito universitario, mentre tra il 5,4% e l’11,3% ha subito almeno un episodio di violenza sessuale.

Alcuni gruppi risultano particolarmente a rischio: giovani donne, persone appartenenti a minoranze etniche e sessuali, come la comunità LGBTQIA+, persone non binarie, migranti e studentɜ stranieriɜ sono sovrarappresentatɜ tra le vittime e lɜ sopravvissutɜ alle molestie sessuali.

La necessità di un cambiamento culturale

Le università sono ambienti in cui le molestie possono proliferare, in parte a causa delle loro strutture storicamente gerarchiche. Le dinamiche di potere diseguali contribuiscono a normalizzare comportamenti abusivi, rendendo le molestie un fenomeno spesso non denunciato e impunito, conseguenza di una cultura patriarcale e sessista.

Questo spiega, da un lato, perché solo il 38,5% delle persone che lavorano o studiano all’università è consapevole che le molestie sessuali possano verificarsi nel proprio ambiente; dall’altro, perché il 42% delle vittime e dei sopravvissuti non ne parla con nessunǝ – e meno dell’8% denuncia l’accaduto all’università.

Lo studio di Uni4Equity ha evidenziato che tra i principali ostacoli alla denuncia vi sono: paura di ritorsioni, sfiducia nei meccanismi istituzionali e interiorizzazione della colpevolizzazione della vittima.

“Ci sono ancora molte narrazioni che incolpano le vittime delle molestie sessuali, alimentate da norme culturali, pregiudizi e stereotipi che normalizzano la violenza,” spiega Mafalda Sousa, ricercatrice presso l’Università di Maia (Portogallo).

“Per superare questo problema e cambiare atteggiamento a livello culturale, dobbiamo aumentare la consapevolezza sulle molestie sessuali e sulla violenza di genere. Ma dobbiamo anche creare sistemi di segnalazione sicuri e garantire supporto alle vittime. Altrimenti, non spezzeremo lo stigma.”

Come educazione e politiche possono portare al cambiamento

Negli ultimi trent’anni, le università hanno compiuto progressi significativi nelle politiche di uguaglianza di genere. Molte istituzioni di istruzione superiore hanno avviato servizi di supporto specializzati, introdotto programmi di formazione e sviluppato codici di condotta per affrontare il problema delle molestie.

Anche l’obbligo, imposto dall’Unione Europea nel 2022, per le istituzioni che richiedono finanziamenti di Horizon Europe di avere un Piano di Uguaglianza di Genere, ha incentivato le università ad agire.

Uno degli obiettivi principali di Uni4Equity è sensibilizzare attraverso l’educazione e la formazione: le sei università coinvolte nel progetto stanno organizzando workshop per informare studentɜ, docenti e personale amministrativo sulle diverse forme di molestie sessuali e su come rispondere e supportare chi le subisce.

I testimoni [bystanders] hanno un ruolo cruciale nella prevenzione delle molestie,” afferma Stefano Porru, professore del Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica dell’Università di Verona (Italia).

“Ascoltare i sopravvissuti, offrire loro un supporto positivo e aiutarli a orientarsi nei sistemi di segnalazione può fare davvero la differenza.”

Uni4Equity promuove un approccio olistico per contrastare efficacemente le molestie sessuali nelle università, basato su politiche chiare e applicabili, formazione sugli interventi attivi dei testimoni, e campagne di sensibilizzazione.

Le università devono garantire che studentɜ e personale siano informatɜ sulle risorse disponibili, tra cui linee di emergenza, assistenza legale e servizi di supporto psicologico.

Uno sguardo al futuro: il ruolo delle università nella prevenzione

“Negli ultimi dieci anni, abbiamo osservato un cambiamento positivo sul tema delle molestie sessuali nelle università. Un tempo, non esistevano meccanismi per raccogliere informazioni confidenziali e segnalare episodi di molestie; ora, invece, ci sono,” afferma Carmen Vives Cases, Prorettrice per l’Uguaglianza, l’Inclusione e la Responsabilità Sociale dell’Università di Alicante (Spagna) e coordinatrice di Uni4Equity.

“Ma c’è di più: vedere le giovani donne rifiutare di tollerare le molestie sessuali, il fatto che non le accettino come ‘parte del gioco,’ dà speranza che la fine delle molestie sessuali sia davvero possibile.”

Con il Beijing+30 come momento di riflessione, il lavoro di progetti come Uni4Equity evidenzia la necessità di un’azione continua. Mentre il mondo valuta i progressi compiuti dal 1995, il messaggio è chiaro: la lotta contro le molestie sessuali nelle università è tutt’altro che finita, ma la spinta al cambiamento è più forte che mai.

A proposito di Uni4Equity

Uni4Equity – Strengthening Universities response to sexual harassment with an equity approach è finanziato dal programma CERV-2022-DAPHNE.

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