Un gruppo di uomini del Paleolitico intorno al fuoco, uno di loro fa grandi gesti con le braccia, tutti lo ascoltano, attenti; la telefonata giornaliera con la mamma, “come stai, che racconti?”; la precisa descrizione del mal di gola al medico di base: gli esseri umani, in quasi ogni interazione, raccontano delle storie. Perché lo facciamo? Esigenze comunicative, norme sociali, ma anche un modo per sentirci protagonisti della nostra vita, eroi della nostra fiaba. Un modo per mettere in prospettiva le difficoltà e accettare il dolore come una delle prove che ci separano dall’obiettivo, e che rendono ancora più significativo il suo raggiungimento.
Il potenziale energico e curativo della narrazione (storytelling in inglese) è alla base del progetto EU CARES, volto a promuovere l’uso delle tecniche di narrazione in contesti di educazione informale. Il progetto parte dalla constatazione che spesso i conflitti avvenuti nel passato non sono stati processati da chi li ha vissuti. Questo irrisolto viene trasmesso alle giovani generazioni, rischiando di creare in loro simili sentimenti di paura, rancore e odio, come se il conflitto fosse ancora vivo. A fronte di questa situazione che compromette la pace e l’armonia sociale, EU CARES promuove l’uso delle tecniche di storytelling per incoraggiare i giovani ad affrontare il tema della riconciliazione e i traumi generazionali legati al conflitto. Frutto del lavoro di un consorzio che in buona parte proviene dai Balcani occidentali, il tema del conflitto non si limita alla sua accezione più immediata (la guerra), ma si declina in diversi modi nei diversi paesi partner.
Il progetto è ora nella sua fase di sperimentazione. I partner si sono riuniti dall’1 al 6 febbraio a Palermo per testare l’efficacia delle tecniche di storytelling individuate nella fase di ricerca. Ciò ha preso la forma di un training formativo di 6 giorni per 35 giovani provenienti dai paesi partner. I risultati del training sono stati ottimi, per entrambe le parti, formatori e partecipanti: i primi hanno potuto notare le perplessità e complicazioni che emergono nello svolgimento delle tecniche, mentre i secondi hanno potuto condividere uno spazio creativo di apprendimento, riflessione e scambio su temi quali il trauma, l’inclusione sociale, il processo di guarigione di una comunità post-conflitto. La sensazione di trovarsi in uno spazio sicuro è stata determinante, a detta dei partecipanti, per confrontarsi con franchezza e condividere esperienze di vita e testimonianze.
Il progetto EU CARES si avvia dunque alla fase successiva, in cui le applicazioni pratiche troveranno più spazio, con maggiore consapevolezza dopo l’esperienza di questo training. Ogni paese partner terrà un workshop locale della durata di cinque giorni. Il CESIE, attento alla dimensione urbana e sociale del conflitto, coinvolgerà persone con passato migratorio in un laboratorio di storytelling fotografico nel mese di maggio.
Per saperne di più sul workshop di Palermo e sulle prossime evoluzioni del progetto, seguici su Instagram, Facebook, YouTube e Linkedin.
A proposito del progetto
EU CARES – EUropean Collective narratives for Reconciliation and trauma healing through youth engagement and Storytelling è un progetto finanziato da ERASMUS-YOUTH-2022-CB, Erasmus+ Capacity Building nel settore della gioventù. Il progetto EU-CARES mira ad accrescere le competenze di operatorɜ giovanili affinché promuovano la partecipazione attiva e l’impegno, l’interculturalità e la solidarietà tra giovani e contribuiscano al processo di riconciliazione nei Balcani occidentali attraverso lo storytelling.
Partner
- Out of the Box International (Belgio, coordinatore)
- Sarajevo Susret Kultura (Bosnia Herzegovina)
- CESIE (Italia)
- IRSH (Albania)
- IDEA LAB (Polonia)
- NVO Prima (Montenegro),
- Centar za Socijalne Inovacije Centrifuga (Serbia)
- Perpetuum Mobile (Bosnia Herzegovina)
Per ulteriori informazioni
Leggi la scheda progetto, visita https://www.eucaresyouth.eu/ e seguici su Instagram, Facebook, YouTube e Linkedin.
Contatta Antonina Albanese: antonina.albanese@cesie.org.