Con la legge 125/14, viene riconosciuto e offerto un ruolo di primo piano alle diaspore nell’attivare processi di cooperazione allo sviluppo (artt. 2 e 26).
L’intento è di promuovere la loro partecipazione tanto nelle realtà di arrivo quanto in quelle di origine: nelle prime le persone coinvolte lavorano, risparmiano, coinvolgono la comunità del paese di arrivo in attività di cittadinanza attiva, di consapevolezza dei propri diritti e doveri; di identificazione di obiettivi di sviluppo professionale; nelle seconde la diaspora mobilita la propria comunità di appartenenza facilitando investimenti economici; lanciando nuove imprese e proponendo nuovi modelli di sviluppo.
La migrazione diventa così un concetto circolare che rappresenta un motore della crescita della società di accoglienza che può ugualmente stimolare lo sviluppo della società di origine.
“Ci si è resi conto ad un certo punto, come ha spiegato Modou Gueye, presidente dell’associazione Sunugal, “che le rimesse che i migranti inviano vengono spesso utilizzate per l’acquisto di beni di consumo o per strutture che non favoriscono opportunità d’impiego per i giovani del villaggio”.
Per questo motivo creando cassa comune, l’associazione italo senegalese nata a Milano con l’obiettivo di promuovere iniziative di sviluppo locale per sostenere le popolazioni rimaste nei villaggi di provenienza, porta avanti dei microprogetti di sviluppo rurale attraverso la creazione di pozzi, un piccolo ospedale, alcune scuole in alcuni villaggi.
Durante la tavola rotonda organizzata a Bruxelles per il progetto WANNE, si è però evidenziato come per raggiungere questi obiettivi sia importante che i governi dei singoli paesi utilizzino e valorizzino le competenze della diaspora creando un dialogo continuo e cercando di capire le opportunità dei paesi di origine.
Emerge inoltre il problema della coerenza tra le politiche, la questione della sicurezza ai confini dell’Europa, e della sua esternalizzazione nei paesi di transito. Le ultime politiche migratorie non hanno fatto altro che incentivare la marginalità sociale ostacolando la partecipazione civica delle persone con background migratorio.
I migranti possono essere riconosciuti come attori per lo sviluppo, solo nel momento in cui verranno riconosciuti i loro diritti e potranno partecipare attivamente al dibattito pubblico e alla trasformazione delle politiche tanto nei paesi di accoglienza quanto nei paesi di origine.
Roberta Lo Bianco e Daria La Barbera, membri attivi dell’Unità Migration presso il CESIE, sottolineano che: “le ONG dei singoli Stati UE e le diaspore devono fare conti con tante sfide, come la mancanza di finanziamenti a loro destinati ma soprattutto la complessità delle procedure per accedere a tali finanziamenti, la mancanza di progetti durevoli e sostenibili che permetterebbero loro di strutturare meglio i progetti”.
L’Europa deve usare le diaspore come ambasciatori e facilitatori tra il paese di origine e quello di accoglienza. E quindi come soggetti che agiscono tanto in Africa, quanto in Italia, e fungono da rete di collegamento tra le persone con background migratorio in Italia e le famiglie rimaste nei paesi di origine.
Pertanto, l’Unione Europea può dare un contributo importante alle organizzazioni della diaspora. Ecco di seguito le raccomandazioni segnalate ed esposte durante l’incontro a Bruxelles da Cheikh Gueye, mediatore culturale senegalese, condivise da tutti i partner italiani del progetto WANNE, COSPE Onlus e Le Fate Onlus:
- Una lotta politica Europea alla criminalizzazione ed alla marginalizzazione delle persone migranti è un obbligo. Perché, tale lotta ridarebbe alle persone che migrano il loro sacrosanto diritto alla vita.
- L’unione europea e i suoi Paesi membri possono, tramite le organizzazioni della diaspora e le ONG, migliorare l’istruzione, la formazione e le piccole imprese nelle zone più colpite dall’immigrazione.
- Gli Stati Europei possono contribuire alla valorizzazione delle diaspore con finanziamenti destinati alla formazione dei membri e con finanziamenti destinati all’inclusione delle persone migranti;
- Infine, la UE e gli stati membri devono farsi da porta voce delle persone di seconda generazione affinché chi nasce in Europa venga considerato Europeo.
- Promuovere le istanze delle nuove generazioni perché i loro diritti vengano riconosciuti a livello politico e sociale in Italia e in Europa.
Porteremo avanti queste istanze. Se vuoi seguirci visita il sito WANNE diaspora-engagement.eu e il sito CESIE cesie.org.



Sul progetto
WANNE- We all need new engagement è finanziato dalla DG Home Affairs – Asylum, Migration and Integration Fund (AMIF)– Integrazione di cittadini di Paesi terzi. Il progetto nasce per favorire la partecipazione attiva di organizzazioni della diaspora e persone provenienti da paesi terzi creando occasioni di confronto e scambio con altre organizzazioni locali ed europee con l’obiettivo di costruire nuovi processi politici e comunicativi sulla migrazione.
Partner
Il progetto coinvolge 15 organizzazioni:
- Coordinatore: Südwind Association (Austria);
- Vienna institute for international (Austria);
- Foundation for Shelter and Support to Migrants (Malta);
- Humanitas (Slovenia);
- Comune di Verona (Italia);
- Stadtgemeinde Traiskirchen (Austria);
- VAS Österreich- Association of African Students in Austria (Austria);
- COSPE (Italia);
- Le Fate Onlus (Italia);
- Center for peace studies (Croazia);
- SYMBIOSIS (Grecia);
- Municipality of Nova Gorica (Slovenia);
- PATRIR (Romania);
- MIROVNI INSTITUT (Slovenia);
- CESIE (Italia).
Per ulteriori informazioni
Leggi la scheda di WANNE.
Visita il sito diaspora-engagement.eu.
Contatta Daria La Barbera – daria.labarbera@cesie.org.









