Un’esperienza arrivata quasi all’improvviso: la formazione in Giordania

mercoledì 25 Maggio 2022

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Il Winter Camp in Giordania è arrivato quasi all’improvviso, non perché non fossimo state avvertite, ma piuttosto per una sorta di timore nel crederci “troppo”, dato il periodo difficile in cui ci troviamo.

Non avevo realmente riflettuto su come si sarebbero svolte le giornate sul Mar Morto, sicuramente però mi aspettavo una settimana carica di lezioni, con molto tempo da dedicare allo studio e poco per interagire e conoscersi.

Fortunatamente mi sbagliavo, perché ciò che ad oggi posso dire di avere riportato in Italia con più successo è il legame di amicizia, stima e voglia di collaborare che si è instaurato con le altre partecipanti, sia italiane che degli altri paesi partecipanti.

 I giorni sul Mar Morto sono passati (troppo!) in fretta, alternando interessanti conferenze a momenti di convivialità. 

Non immaginavo le grandissime difficoltà, ad esempio, che le colleghe tunisine, palestinesi e giordane affrontano ogni giorno nel conseguimento dei loro progetti imprenditoriali e, più in generale, professionali. Una mentalità patriarcale non solo è largamente accettata culturalmente, ma viene spesso avallata da una legislazione che acconsente e sponsorizza questo stato di cose creando un ostacolo molto ingombrante da superare. Quello che per noi è un retaggio culturale ormai considerato retrogrado, seppur ancora presente, è per loro pane quotidiano contro cui battersi. 

Le colleghe spagnole hanno invece una situazione imprenditoriale e professionale più vicina alla nostra, ma la loro dinamicità ed esuberanza sono a mio parere uniche e fonte di ispirazione. Altro aspetto che mi ha colpito è l’inventiva con cui le nostre colleghe si interfacciano a territori agricoli avversi e con pochissimo apporto di acqua: la loro inventiva e caparbietà è sicuramente qualcosa da cui possiamo trarre grandi insegnamenti, soprattutto qui in Sicilia!


Filo conduttore che ho scorto essere presente in tutte noi è stata sicuramente la voglia di fare, di mettersi in gioco e di superare la propria zona di comfort. Pur provenendo da territori e contesti sociali differenti, questa forza intrinseca che ci accomuna è stata chiara sin dal primo giorno e non ha fatto altro che rafforzarsi nei giorni che sono seguiti.

Quelli che prima erano soltanto dei nomi – Dahlia, Shaima, Rocio, Marta, Maria, Salvina, Davina, Jiaqing, Amelia – sono diventati volti sorridenti con cui parlare e scambiarsi idee e progetti. Ad oggi, con alcune ragazze spagnole e palestinesi stiamo meditando di portare avanti un progetto congiunto in parallelo ai nostri progetti personali: per quanto ancora le nostre idee siano tutt’altro che chiare, cercheremo di fare qualcosa di bello insieme il prima possibile.

Un’altra sorpresa, positiva, di questo viaggio ha riguardato il gruppo di noi donne italiane. 

Venivamo da mesi di lezioni a distanza, con alcune avevo avuto modo di conoscermi un po’ di più, ma le consideravo sostanzialmente estranee. Come spesso accade in questi viaggi di gruppo, ero infatti rassegnata all’idea di non trovarmi bene con tutte: ebbene, anche qui, fortunatamente, mi sbagliavo. 

Si è creata la giusta alchimia e intesa che non solo sento di aver riportato in Italia, ma che spero duri ancora per molto tempo a venire, consolidando quella che sento di poter definire amicizia.

Sofia

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