Nel 2022, oltre 10.000 vittime di tratta di esseri umani sono state registrate all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, il numero reale è con ogni probabilità molto più elevato. Molte vittime restano infatti non identificate, spesso intrappolate nei flussi migratori o in sistemi che non riescono a riconoscerne la vulnerabilità. La maggior parte delle persone identificate sono donne e ragazze provenienti da Paesi terzi, sfruttate sessualmente, ma si osserva anche un aumento delle vittime di sfruttamento lavorativo, criminale e di altre forme di tratta.
Nonostante i progressi ottenuti grazie alla legislazione e alla cooperazione europea, il rischio di tratta resta elevato, in particolare per le persone che richiedono protezione internazionale. Il traffico di migranti e la tratta sono spesso fenomeni intrecciati lungo le rotte verso l’Europa, dove reti criminali organizzate sfruttano le fragilità individuali e le lacune dei sistemi di accoglienza. I centri di ricezione, concepiti come spazi di protezione, diventano talvolta luoghi di reclutamento. Questa complessità richiede una risposta coordinata e multilivello, a partire dall’Unione Europea.
Leggi e pratiche frammentate: perché la risposta europea resta insufficiente
A livello europeo, il quadro legislativo e politico per affrontare la tratta di esseri umani e proteggere le vittime si fonda su due pilastri principali.
Da un lato, il Sistema Europeo Comune di Asilo, che comprende la direttiva sulle procedure di asilo, quella sulle condizioni di accoglienza e la direttiva qualifiche, con l’obiettivo di armonizzare gli standard di protezione tra gli Stati membri.
Dall’altro, la direttiva sulla prevenzione e la lotta contro la tratta di esseri umani e sulla protezione delle vittime, recentemente rivista nel 2024, che rafforza la risposta dell’UE alle nuove forme di sfruttamento digitale e punta a garantire un accesso più facile ai servizi di assistenza, sostegno psicologico e risarcimento. Questi strumenti si inseriscono all’interno della Strategia dell’UE per la lotta alla tratta di esseri umani (2021–2025) e del Patto su migrazione e asilo, attualmente in fase di attuazione negli Stati membri. Entrambi sottolineano l’importanza dell’identificazione precoce delle vittime, dell’attivazione di meccanismi di riferimento coordinati e del rafforzamento delle partnership con i Paesi di origine, transito e destinazione.
Tuttavia, l’applicazione pratica rimane disomogenea. Gli operatori in prima linea spesso non dispongono della formazione o degli strumenti necessari per riconoscere le vittime, in particolare all’interno dei sistemi di accoglienza e asilo. Le modalità di reclutamento online e lo sfruttamento transnazionale evolvono più rapidamente delle risposte istituzionali. Inoltre, l’accesso ai servizi di assistenza e protezione continua a variare notevolmente da un Paese all’altro, e a seconda della nazionalità o del tipo di sfruttamento subito.
In Paesi fortemente esposti ai flussi migratori come Francia, Italia e Grecia, queste criticità risultano ancora più evidenti: i sistemi di accoglienza sono spesso sovraccarichi e i confini tra gestione migratoria, asilo e contrasto alla tratta appaiono sfumati.
Dal riconoscimento all’azione: il progetto REACHing
In questo contesto nasce REACHing, che intende rafforzare l’identificazione, la protezione e l’empowerment delle vittime di tratta all’interno dei sistemi di asilo e accoglienza dei Paesi partner.
L’approccio innovativo di REACHing si basa sulla creazione di team mobili di esperti sociali, specializzati in tratta e asilo, che opereranno in diverse strutture – piattaforme di registrazione, centri di accoglienza, programmi di integrazione – fornendo assistenza diretta, formazione e supporto operativo sia agli operatori che alle vittime.
Attraverso la condivisione di metodologie, strumenti e buone pratiche a livello transnazionale, REACHing intende armonizzare le pratiche operative, rafforzare le capacità di professioniste e professionisti e garantire che nessuna vittima resti invisibile. L’iniziativa prevede di raggiungere direttamente oltre 5.000 persone nei tre Paesi partner, contribuendo a una risposta europea più coerente e centrata sui diritti delle vittime.
Oltre la legge: diritti, dignità e cooperazione nella lotta alla tratta
La lotta alla tratta di esseri umani non è solo una questione di sicurezza o giustizia penale, ma soprattutto di diritti umani e giustizia sociale. La protezione efficace delle vittime dipende dalla collaborazione tra istituzioni, professionisti e comunità.
Collegando i sistemi nazionali di asilo con i meccanismi specializzati di contrasto alla tratta, REACHing contribuisce all’obiettivo dell’UE di costruire un sistema di gestione delle migrazioni integrato e fondato sui diritti.
Mentre il Patto europeo su migrazione e asilo entra progressivamente nella sua fase operativa, progetti come REACHing mostrano come gli impegni politici possano tradursi in azioni concrete: interventi di prossimità, rafforzamento delle reti di supporto e sviluppo di risposte condivise per restituire dignità e sicurezza alle persone più vulnerabili.
A proposito di REACHing
REACHing – REinforcing Assistance to viCtims of Human trafficking è un progetto cofinanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (AMIF) dell’Unione Europea.
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Per ulteriori informazioni
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Contatta Luciano Cortese, luciano.cortese@cesie.org.









