Una volontaria cinese a Palermo – L’esperienza di Ye Wu

venerdì 22 Luglio 2016

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Sono Ye Wu e vengo dalla Cina. Sono una volontaria SVE ospitata dal CESIE, a Palermo (Italia) nell’ambito del progetto Planting Cities (Erasmus+, Azione Chiave 2 – Sviluppo delle capacità nel settore della gioventù).

Prima di venire qui frequentavo l’università in Cina, ho sempre voluto affrontare nuove sfide, facendo attività di volontariato nel settore ambientale e lavorando con persone disabili. Nel tempo, ho visto sempre più cose del mondo e un’idea mi è venuta in mente: volevo capire come avvicinare le persone alla natura. Sembra che le persone oggi comunichino meno tra di loro e che siano diventate indifferenti nei confronti degli altri e dell’ambiente che li circonda. Questo fenomeno d’indifferenza e dissociazione è molto comune in Cina, quindi mi sono chiesta se potessi imparare qualcosa per cambiare la situazione captando innanzitutto l’attenzione dei giovani.

Adesso questo sogno si è realizzato e sto svolgendo il mio SVE a Palermo di cinque mesi (marzo – luglio 2016). Sto imparando come prendermi cura di un orto urbano e condivido le mie conoscenze sull’orticultura con la gente locale, organizzando laboratori.

Capitolo primo: Orto Urbano del CODIFAS

Non pensavo che questi giorni sarebbero passati  così velocemente. Mi sveglio ogni mattina e ascolto il suono delle colombe. Parlare con gli abitanti, fare una colazione semplice, preparare i pasti per il lavoro, sono tutte parti della mia routine quotidiana. È bello svegliarmi presto ogni mattina per prendere l’autobus e andare al CODIFAS, un orto urbano qui a Palermo. Ogni giorno vado all’orto ascoltando i cani che abbaiano, gli uccelli che cantano e la voce del vento che sfiora gli alberi da frutto. I giorni iniziano con gli odori buoni e naturali dell’orto. Divento ortolana e taglio l’erba, rendo il suolo soffice, pianto delle verdure e me ne prendo cura. Ogni giorno nell’orto sembra di vivere una favola. Imparo comunicando con le piante ogni giorno e mi sento in pace quando sono vicina alla natura.

Estirpare le erbacce, coltivare, dissodare il terreno, far crescere le piante e, di tanto in tanto, assaggiare frutta e verdura tipiche della Sicilia; fare giardinaggio e guardare la fioritura di fronte al mare, questa è la mia vita nell’orto del CODIFAS’. Il paesaggio mediterraneo tipicamente arido è stato trasformato in un orto rigoglioso. Dal lunedì al venerdì i residenti vengono a prendersi cura delle piante. Ci salutiamo dicendo ogni giorno “ ciao ciao”. Le nostre barriere linguistiche non sono più un problema. Insieme ci prendiamo cura della verdura e della frutta entrando, in questo modo, in confidenza.

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“Ogni pianta è un libro e se vuoi davvero leggerlo non è una cosa semplice”

– Carlo, un tutor ortolano del CODIFAS –

Ad esempio, per prendersi cura dei pomodori e del giardino organico la cui cura è solamente artificiale, e per assicurare la qualità di “lettura” della pianta, devi osservarla dalle radici ai rami.

Prima trova i rami principali (quelli più lunghi), tagliati dalle radici. Come per i rami che crescono da due ceppi, taglia l’estremità del ramo. Poi osserva le sue radici fragili, ammassa il terreno attorno ad esse per far sì che siano profondamente sotto terra.

Un altro esempio consiste nella cura e raccolta delle patate. Le patate restano sotto terra per un intero inverno e crescono dentro delle piantine. Sono inoltre circondate da un grosso strato di erbacce; con una paletta devi delicatamente rimuoverle. Ammorbidisci il terreno e accumulalo attorno alle piantine di patate. Il terreno soffice e fertile può nutrirne molte. Poi, alla fine della primavera, si raccolgono le patate. Le pianticelle verdi dopo l’inverno e la primavera sono diventate quasi invisibili. Solo la luce giallognola è visibile. Poi, con molta attenzione e pazienza, per ogni pianta che ha superato i 40 cm, bisogna usare una piccola spatola per scavare delicatamente e raccogliere la patata.

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Stando ogni giorno vicino alla natura, i semini germogliano in una piastra di Petri, i germogli sono poi trapiantati per essere lavorati su un buon terreno. Le radici profonde crescono con nuove foglie e nuovi fiori. I piccoli frutti crescono gradualmente sul terreno ogni giorno. Quando facciamo orticultura comunichiamo con le piante, le annaffiamo e respiriamo dell’aria buona. Mi sento così semplice. Poi, sentendo l’odore del terreno, o del fertilizzante, torno a casa. La fatica di pulire ogni giorno, riscaldare una tazza d’acqua, una tazza di tè, e poi, con calma, fare degli esercizi e un bel pisolino… sono libera di fare tutto ciò che mi piace. Questa probabilmente è la vita migliore.

Capitolo secondo: La Fraternità

Per due giorni ogni settimana faccio servizio alla Cooperativa La Fraternità, una casa di cura per persone che soffrono di malattie mentali, dove imparo anche molte cose di me stessa dagli anziani che vivono una vita più semplice e amorevole della mia.

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Qui più o meno tutti hanno delle difficoltà che riguardano disturbi della comunicazione. Ad esempio, c’è un ragazzo relativamente giovane a cui piace masticare le cannucce per tutto il giorno, ogni giorno. Ci sono delle pazienti che sputano ogni tanto e altri che si salutano toccandosi il viso. Molti pazienti sono autistici e abbiamo bisogno di farli stare tranquilli. Alcuni di loro fanno rumori forti, alcuni di loro fanno i capricci nella speranza di essere ascoltati. Alcuni di loro non parlano nemmeno, e ciò può essere dovuto al fatto che i loro corpi sono quasi del tutto paralizzati; altri possono solamente svolgere delle attività semplici. Ma ogni giorno sembrano tutti molto felici, non importa quanto sia semplice ciò che sanno fare. Cooperano con i volontari e a poco a poco mi sento a casa. Queste persone, agli occhi di molti nella società, possono apparire strane. La loro comunicazione non avviene attraverso il linguaggio usato normalmente Passo dopo passo cominciano ad accettare il modo in cui parli con loro. Inoltre sono molto timidi e dolci quando fai loro degli apprezzamenti e dici “bravo” o “brava” e li baci.

Ogni giorno, il ragazzo che mastica le cannucce bacia sulle guance gli anziani per provare a confortarli. Il ragazzo con l’autismo aiuta sempre gli anziani, sebbene le sue mani non smettano mai di tremare; ad esempio si prende cura di un paziente anziano tetraplegico sulla sedia a rotelle. L’uomo è di poche parole e raramente esprime i propri desideri, ma canta in una chiesa. Ogni volta in cui inizia una canzone siciliana, canta con entusiasmo. Inoltre, un altro uomo anziano che conosce molto bene la geografia del mondo ama dipingere e registrare le vite degli altri anziani ma, allo stesso tempo, non ama molto comunicare ogni giorno con gli altri.

Inoltre sono davvero impressionata da un uomo anziano di nome Ugo. È il più anziano qui, ha 76 anni. La prima volta che ci siamo incontrati mi ha portata nella sua stanza e mi ha dato una delle sue macchine di cartta fatte a mano. Mi chiama “bella bambola” e dipinge sempre. Disegna tutto con la sua matita, poi, con precisione, colora tutto con un piccolo pennello. Sa anche suonare l’armonica a bocca e scrive lettere al suo amico lontano. Di solito scrive per tutta la mattina e include nelle lettere anche le sue macchine. Ammiro il modo umile in cui vive e spero che se invecchierò potrò vivere una bella vita come quella di Ugo.

Capitolo terzo: Workshop

 

Inoltre, mi piace la vivere qui a Palermo insieme a persone provenienti da paesi diversi. È bello vedere le persone unirsi per fare qualcosa per la natura. Anche se veniamo da paesi diversi, riusciamo ad avvicinarci facendo del semplice giardinaggio. Perché non godersi questo legame tra persone e natura? Lavorare con le persone immersi nella natura è un modo naturale di comunicazione che abbatte le barriere linguistiche e culturali.

Fare amicizia con persone che non hanno la tua stessa età, uscire con persone che non parlano la tua stessa lingua, conoscere qualcuno che non fa parte della tua classe sociale: è così che vedi il mondo. É così che cresci.

Sono una coltivatrice qui a Palermo. Sono sulla strada per vedere di più del mondo e imparare più cose su me stessa durante la mia esperienza SVE.

Ye Wu

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