L’esperienza di Alessandro in India

martedì 11 Ottobre 2016

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Per me l’esperienza SVE è stata fantastica. È stata molto costruttiva e direi anche illuminante. Prima di tutto perché ogni singolo giorno sembrava essere circondato da una sorta di magia, in un modo o nell’altro; ma anche perché alla fine ho apprezzato pure i piccoli disagi, quelli che succedono solo in alcuni momenti che sono inevitabili in un’esperienza che dura cinque mesi. L’esperienza SVE a Bhubaneswar in India mi ha fatto comprendere un’altra dimensione, una cultura totalmente diversa con abitudini particolari, e uno stile di vita e ambiente diverso. Ho notato che ogni singola cosa della loro cultura è diversa dalla nostra.

Pensavo come sarei se fossi un cittadino indiano con tutti i conseguenti vantaggi e svantaggi. Questo pensiero è diventato il motore della mia motivazione e mi ha spinto a cercare di capire e immergermi in altri modi di pensare e di vivere. Non è stato difficile acclimatarmi, dato che mi sentivo particolarmente attratto dall’ambiente. Ora che sono di nuovo in Italia, sento che ogni secondo vissuto nella mia esperienza SVE è stato veramente prezioso e mi ha permesso di crescere. I primi giorni dopo essere arrivato in India, ogni singola cosa che è successa davanti ai miei occhi mi ha stupito; ero pieno di ammirazione. All’inizio, il direttore dell’organizzazione ospitante JRP mi ha mostrato l’ufficio in cui avremmo poi programmato un sacco di attività per SVE; poi mi ha mostrato il mio appartamento, dove vivevo per l’intera durata del progetto. Il personale dell’ufficio a JRP mi ha subito fatto una buona impressione, e per lo più mi sembravano persone molto calme e tranquille; un’impressione che si è dimostrata giusta. Nel mio appartamento c’erano due slovacchi, un maschio e una femmina, e due sloveni, un maschio e una femmina; tutti sono arrivati un mese prima di me. Non lo so perché ma mi trovavo particolarmente bene con i ragazzi slovacchi; io e lo slovacco abbiamo sostenuto e pianificato molte attività insieme, come la creazione di dipinti, oltre alle attività solite del progetto SVE. Tutte le attività che sono state organizzate da noi volontari seguivano i suggerimenti di JRP. Queste attività hanno riguardato l’orticoltura urbana, e sostegno  alla comunità delle zone rurali di Bhubaneswar. Ricordo che la vita quotidiana era molto serena e il nostro compito giornaliero era andare in ufficio alle dieci di mattina fino alle sei di sera, con una pausa di pranzo, che in India è dalle 2:30 alle 3:00 nel pomeriggio.

Personalmente ho sempre cercato di riunire tutto il mio entusiasmo e la mia motivazione in un modo utile, razionale e necessario alle circostanze specifiche. Per esempio, uno dei ricordi più vivi del lavoro era quello sull’auto-sostenibilità nei villaggi tribali, cercando di aiutare sia come volontario ma anche come studioso. In quell’occasione ho avuto la possibilità di esprimere le mie abilità creative con la creazione di immagini/illustrazioni su come usare i mezzi disponibili per il loro sviluppo grazie al contributo di varie NGO, come per esempio: bagni-bio, casette di apicolture, e strutture di orticolo per il cibo. Da questa esperienza fantastica ho anche imparato che si devono sempre controllare le emozioni, essendo un elemento che può fare scherzi e compromettere l’obiettività o il risultato del lavoro; quindi penso che ciò mi sarà utile per tutta la vita. La lezione più importante che ho ricevuto è stata quella di capire la differenza tra le difficoltà economiche e sociali. Ho capito che nel caso della difficoltà economica la gente può resistere e trovare sostegno con la solidarietà della propria famiglia e la saggezza delle tradizionali dottrine filosofiche, mentre nel caso dei problemi sociali ci sono altri fattori che contribuiscono al problema in un modo negativo.

Alessandro,
Volontario SVE nell’ambito del progetto Erasmus + “Planting Cities


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