I migliori viaggi iniziano con una semplice decisione da prendere

martedì 15 Settembre 2015

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Mi chiamo Giulia, sono Italiana  (precisamente vengo dalla bellissima Sicilia) e lavoro come volontaria in una  ONG “System and Generation”.

Sono lieta di condividere con voi tutte le avventure che ho vissuto durante questi due mesi.

Prima di tutto, se anche voi state pensando alla Turchia come meta per il vostro SVE, preparatevi ad una domanda che chiunque ( chi parla Inglese, e lasciatemi dire: ad Ankara è abbastanza raro) vi farebbe: “Perchè hai scelto la Turchia?”.

Bene, per me la Turchia era la mia avventura, una nuova sfida che dovevo affrontare di qualsiasi cosa si trattasse. Sì, devi prenderla come una sfida perchè fin dal primo momento che ho pensato alla possibilità di andare in Turchia, avevo paura. Avevo paura perché tutti gli stereotipi che oggigiorno fanno parte integrante della nostra società e che apparentemente ci fanno sentire sicuri, in realtà ci relegano alla nostra zona di confort senza via d’uscita. Ma ho imparato a conoscere me stessa e l’unica cosa che, di sicuro, non voglio fare è vivere con la paura, perciò  questo è quello che faccio sempre: se sono molto impaurita per un’idea, questo è esattamente il punto che devo affrontare, perchè se fai delle cose che fai sempre, non cambierai mai, non c’è via di scampo; ma se fai cose che non conosci, di cui hai paura, qualcosa di molto diverso accadrà. Quindi, questo è il mio consiglio: non lasciate che la paura di ciò che potrebbe accadere non faccia succedere niente.

Perciò ho fatto i bagagli, ho ignorato tutte le paure che la maggior parte delle persone mi ha fatto sorgere e sono andata in Turchia.

Non appena sono arrivata all’aeroporto di Istanbul tutte le paure a cui avevo pensato le avevo allontanate e quelle che ancora non erano mie improvvisamente mi tormentarono. Al controllo passaporti ho notato questo rigido contrasto tra le donne del posto (completamente coperte di nero, ad eccezione degli occhi) e i turisti. Pensai: “Cosa faccio qui?” “Devo trascorrerci due mesi? Non posso”.  Una ragazza in particolare catturò la mia attenzione, immaginai che avrebbe dovuto essere un anno più grande di me. In quella perplessità, mi passò davanti una dozzina di volte e ogni volta I suoi occhi, più scuri del vestito che indossava, mi perforavano. Ricordo che mi chiedevo cosa lei stesse pensando di me, se volesse togliere quel vestito o se avesse già accettato la “tradizione” e ogni obbligo che questa comporta. Mi chiedevo se la sua rassegnazione fosse alimentata dalla paura di conoscere qualcosa di nuovo, di diverso, che sempre le era stato detto essere sbagliato o qualche regola patriarcale impossibile da cambiare.

Mi chiedevo se, mentre lei parlava, la sua voce fosse sommersa dal suo stesso abbigliamento e scomparisse là, avvolta da tutto quel nero.

Mi chiedevo cosa avrebbe dovuto dire quella ragazza, perchè per me, solo I suoi occhi dicevano tutto.

Ma la mia avventura è iniziata quando sono uscita dall’aeroporto.

Istanbul è qualcosa di unico ed è esattamente là che ho iniziato lentamente ad innamorarmi di questo paese. Scoprire una città sconosciuta, da sola, è una delle cose che amo di più. Non voglio raccontarvi tutto quello che ho vsto in questa città ( perché dovete vederla con i vostri occhi e vivere le vostre esperienze) ma vi racconterò uno dei momenti che porterò sempre con me. È stato il secondo e ultimo giorno a Istanbul, e dopo una giornata stancante trascorsa a visitare ogni angolo della città, ho deciso di guardare il tramonto dal famoso ponte che divide Istanbul in due parti ( Europa e Asia). In quel momento tutto mi è sembrato nuovo, il sole che ho visto tramontare centinaia di volte, qua in Turchia, era più rosso; l’odore del mare, che fin da bambina ero solita sentire, in quel momento era più intenso e il verso dei gabbiani più forte del solito. Decisi di entrare in una moschea per vedere come fosse l’atmosfera durante il tramonto. Era magica. Un raggio di sole attraversava la porta principale e illuminava il cortile a malapena. Tutto era perfetto.

Il mio SVE è iniziato in questo modo, nel migliore dei modi diciamo.

Il viaggio verso Ankara non è durato molto, probabilmente perchè ero così entusiasta di iniziare questa nuova esperienza che non mi ero resa conto delle 5-6 ore trascorse sul bus.

Ankara è completamente diversa da Istanbul, incomparabile, e la prima impressione non è stata così bella, palazzi enormi e caos.

Fin dal primo istante, qui in Turchia, imparerai che non potrai mai rifiutare qualcosa che ti viene offerto, specialmente se si tratta di çay ( un thè tipico che I Turchi bevono in ogni momento della giornata, davvero in qualsiasi momento, e anche con 40 gradi all’ombra). L’ho imparato subito quando sono entrata a casa. Una volontaria, Iva, stava per offrirmi, cortesemente, un çay e alla mia terza volta “No, grazie, sono apposto” ho dovuto cedere. La cosa divertente è che Iva non è Turca ma dopo aver vissuto a lungo qui, ha imparato come accogliere un ospite con modi tipicamente turchi, perchè, lasciatemi dire, che nessuno conosce meglio di loro il significato della parola “ospitalità”. Dovunque andrai, troverai sempre qualcuno ( anche se non parla Inglese) pronto ad aiutarti, e a non volere nulla in cambio. Troverai persone pronte ad aprire la loro casa per te, ad offrirti il loro cibo, ad invitarti al matrimonio dell’amico di un amico,  a mostrarti I migliori posti della loro città e a donarti tutta la gioia che possiedono. Una settimana sarà sufficiente per amare gli affettuosi cittadini turchi e ad odiarli per il modo in cui guidano ( in questa città, attraversare le strade sarà uno dei più grandi rischi che dovrai affrontare).

Comunque troverai questo atteggiamento affettuoso, davvero, anche negli uffici, per me System & Generation, non è una semplice organizzazione ma è come una famiglia e il lavoro qui è una delle esperienze di cui non ti pentirai mai.

Il mio progetto SVE è a tempo determinato (due mesi), perciò per via del tempo limitato che avrei avuto, ho deciso di visitare un posto diverso ogni fine settimana. Ma alla fine sono stata per due fine settimana in Cappadocia. É davvero un posto speciale dove accadono delle cose incredibili. Il primo viaggio in Cappadocia mi ha fatto riconsiderare la mia idea di destino. Posso dire che lì ho degli amici per la vita e sicuramente ci ritornerò ancora una volta prima di tornare in Italia.

Ho visitato altri posti qui in Turchia e ciascuno occupa un posto speciale nel mio cuore, ma come ho già detto, durante questi due mesi, ho scoperto che le cose più importanti sono le persone: se sei circondato da persone uniche, non importa dove ti trovi, trascorrerai bei momenti e avrai dei ricordi indimenticabili assieme a loro.

Il mio SVE è quasi finito (questi sono I miei ultimi giorni in Turchia) e proprio adesso, sto giusto realizzando come queste esperienze mi hanno cambiata: tutte le paure che avevo prima di lasciare il mio paese non fanno più parte di me, mi sento più forte e più sicura delle mie abilità, ho conosciuto una nuova cultura e ho incontrato persone diverse provenienti da tutto il mondo. Dopo tutto quello che ho attraversato, posso affermare che questa è stata una delle migliori esperienze della mia vita e se pure voi state pensando di svolgere il vostro SVE qui in Turchia, ricordate: “I migliori viaggi iniziano con una semplice decisione da prendere”.

 

Giulia,

volontaria SVE all’interno del progetto Erasmus +  “Many Opportunities Real Equality”


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