Come possiamo facilitare la segnalazione e la registrazione dei casi di discorso d’odio e crimini d’odio e supportare le vittime, con particolare riferimento alle donne musulmane in Italia? Quali fattori dissuadono se non impediscono alle donne di denunciare attacchi razzisti e xenofobi contro di loro?
Dopo una prima attenta revisione della letteratura esistente, i partner del progetto TRUST hanno fatto affidamento ad esperti e membri della comunità musulmana per rispondere a queste domande.
Dai primi di maggio alla fine di settembre 2022, il CESIE e A BUON DIRITTO ONLUS hanno condotto 40 interviste online con lo scopo di valutare il livello di cooperazione esistente tra società civile, organizzazioni musulmane e autorità pubbliche, incluse le forze dell’ordine, in materia di contrasto dell’odio offline e online.
Nello stesso periodo sono state inoltre realizzate 20 interviste con donne musulmane per esplorare le loro opinioni e percezioni sulle minacce e le pratiche discriminatorie con le quali si confrontano giornalmente ed il supporto offerto in tal senso dalle associazioni ed istituzioni italiane.
Ciò che emerge sin da subito dall’analisi delle interviste è una generale mancanza di fiducia nei confronti del sistema giudiziario italiano così come nella reale persecuzione dei casi segnalati alle autorità locali. Le vittime sono spesso scoraggiate dalle storie che circolano tra i membri della propria comunità e sono rassegnate all’idea di dover mantenere un “basso profilo” all’interno della società italiana come unica strategia per affrontare episodi di razzismo, così come le barriere culturali fronteggiate quotidianamente.
In tal senso, le esperienze negative, seppur poche, hanno un effetto dirompente e si diffondono velocemente all’interno della comunità, avendo un grave impatto sul rapporto tra vittime e forze dell’ordine. Per di più, quasi tutte le donne intervistate hanno confermato la maggiore predisposizione e vulnerabilità delle donne musulmane ad essere vittime di razzismo e xenofobia in virtù o meglio a causa del loro aspetto e del loro genere.
Molte di loro sono scarsamente consapevoli dei servizi di supporto esistenti a cui rivolgersi in caso di emergenza, come gli sportelli di ascolto, i numeri verdi ed i centri di assistenza per segnalare episodi di hate speech o crimini d’odio contro loro stesse o membri della propria comunità. In tal senso, le organizzazioni della società civile hanno raccomandato nonché richiesto l’attivazione di maggiori programmi di sensibilizzazione e informazione che possano orientare le comunità musulmane in Italia, con un particolare focus ai gruppi più esposti e vulnerabile come le donne.
In aggiunta, la maggior parte degli intervistati ha espresso serie preoccupazioni sulla crescita dell’Islamofobia in Italia e la diffusione di una narrativa tossica che colpisce la comunità musulmana. È importante sottolineare che l’intersezionalità del discorso d’odio rappresenta un fenomeno in crescita e le donne musulmane, specialmente se indossano l’hijab in spazi pubblici, sono state spesso vittime di attacchi razzisti, incluse offese o espressioni xenofobe e, seppur in misura minore, di vera e propria violenza fisica (ad esempio il tentativo di strappare via l’hijab).
Il 28 e 29 giugno, il CESIE ha anche condotto due focus group a Roma e Milano con membri delle forze dell’ordine, della società civile e della comunità musulmana.
Un terzo focus group è stato organizzato online il 14 settembre 2022 al fine di raccogliere informazioni e ottenere risposte da parte di esperti e operatori che lavorano in prima linea in diverse città e regioni d’Italia.
Durante i suddetti incontri è stato dato particolare rilievo ai seguenti aspetti:
- L’attuale livello di cooperazione tra attori locali e i fattori necessari per migliorare i rapporti di collaborazione multi-agenzia;
- Le difficoltà specifiche affrontate dalle donne musulmane e la necessità di creare relazioni positive e affidabili tra loro e le autorità locali;
- Le lacune e i difetti esistenti nell’attività di supporto a vittime di hate speech e crimini d’odio.
Un’analisi più approfondita delle risposte ricevute in sede di intervista e focus group si svolgerà fino al mese di dicembre 2022. A tale riguardo, rappresentanti delle società civile, leader e membri della comunità musulmana e forze dell’ordine saranno invitati a partecipare in quattro diversi cicli tematici di incontri che si terranno a Milano allo scopo di identificare soluzioni concrete per colmare le lacune e superare gli ostacoli che impediscono la segnalazione e registrazione dei crimini e dei discorsi generati dall’odio contro le donne musulmane.
Come dice il detto “Roma non è stata costruita in un giorno” ed effettivamente, abbiamo ancora molto lavoro da fare ma siamo soddisfatti dei progressi ottenuti finora. Prossima fermata Milano!
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Per maggiori informazioni sul progetto TRUST, puoi anche cliccare qui o contattare Ruta Grigaliunaite al seguente indirizzo mail: ruta.grigaliunaite@cesie.org.
A proposito di TRUST
TRUST – Tackling Under-Reporting and Under-Recording of Hate Speech and Hate Crimes Against Muslim Women è un progetto cofinanziato dal programma Erasmus+, Directorate-General for Justice and Consumers, CERV-2021-EQUAL.
Partner
- FONDAZIONE AGENFOR INTERNATIONAL (Coordinatore, Italia)
- Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Trento (Italia)
- CE.S.I. – CENTRO STUDI INTERNAZIONALI (Italia)
- CESIE (Italia)
- FONDAZIONE L ALBERO DELLA VITA ONLUS (Italia)
- ACTIONAID INTERNATIONAL ITALIA ONLUS (Italia)
- A Buon Diritto Onlus (Italia)
- COMUNITA RELIGIOSA ISLAMICA ITALIANA (Italia)
- MINISTERO DELLA DIFESA (Italia)
Per ulteriori informazioni
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Contatta Ruta Grigaliunaite: ruta.grigaliunaite@cesie.org.