Solo Sì è Sì! Per la cultura del consenso, contro ogni violenza di genere

venerdì 25 Novembre 2022

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 “Sì” e “no”. Due parole, a prima vista semplici. Ma siamo davvero consapevoli delle loro complesse sfumature?

“Sì” e “no” non sono estremi polarizzati di uno schema bipartito. Si compenetrano e si sovrappongono. Così è più probabile che li sostituiremo con “non mi va”, “forse”, “ci provo”, “un’altra volta”.

Valeria Fonte, nel suo libro Ne Uccide Più la Lingua, sostiene che il “no” sia stato deriso così tanto da costringerci a trovare dei sostituti, anch’essi purtroppo spesso inascoltati.

Se alcune persone ritengono che il consenso sia “la libera comunicazione verbale o non verbale di un sentimento di volontà di impegnarsi in attività sessuale” (Hickman e Muehlenhard, 1999), altre puntualizzano che si possa definire consenso solo l’esplicitazione verbale della volontà di impegnarsi in un’attività sessuale e che la subordinazione del consenso al riconoscimento e comprensione dell’insieme dei segnali non verbali comporti un aumento degli errori commessi riguardo l’interpretazione delle intenzioni del partner (Jozkowski, 2015). Lз  professionistз che lavorano nell’ambito del contrasto alla violenza di genere sono di un altro avviso: il mancato rispetto della volontà dellз partner – la donna nella maggior parte delle coppie eterosessuali, – non è determinata da una incomprensione di linguaggio ma da uno schema di genere che consente all’uomo di far prevalere la sua volontà su quella della partner.

Il tema del consenso, che si estende a tutti i tipi di relazioni affettive e sessuali, è radicato poi nell’assenza di un’educazione al riconoscimento e alla comunicazione delle volontà, dei desideri e dei diritti, propri ed altrui, figlia di un retaggio patriarcale che vuole le relazioni cristallizzate all’interno di uno stereotipato ed eteronormato binarismo di genere.

È questo schema caratterizzato da perdurabili stereotipi di genere che noi cerchiamo di abbattere insieme a tutte le complesse, innaccetabili e durature conseguenze che ciò porta a livello culturale; ovvero, ci focalizziamo sul passaggio da una cultura dello stupro* il cui asse principale è la mancanza di educazione sessuale ed affettiva che si traduce in variegate forme di violenza di genere, ad una cultura del consenso, della consapevolezza, dove le donne ma anche tutte le persone a prescindere della loro identità, possano godere di strumenti per difendere e preservare la loro sessualità ed affettività. Come illustrato dall’immagine, avere in mano una chiave, come simbolo e metafora di concessione emotiva e sessuale, sicurezza, permesso e fiducia.

A questo proposto, lavoriamo su tre principali aree di intervento che crediamo fondamentali:

  • La prevenzione attraverso l’educazione all’uguaglianza di genere fin dalla tenera età creando spazi di riflessione su affettività e sessualità, ruoli e stereotipi di genere così come i diversi tipi di violenza che ne derivano. Scopri di più su TheGenderTalk
  • La prevenzione, la protezione ed il supporto concreto alle persone vittime e sopravvissute alla violenza promuovendo nuove pratiche volte a contrastare abusi e comportamenti violenti. Scopri di più su SocialHut
  • La promozione di iniziative innovative e comunitarie volte a promuovere i diritti fondamentali e prevenire e contrastare comportamenti illeciti sia online che offline, compresi i crimini d’odio e di genere. Scopri di più su JustRights

Imparare a relazionarsi con gli altri significa innanzitutto essere capaci di riconoscere le disuguaglianze di potere tra i generi, sradicare dalla nostra conoscenza gli stereotipi e alimentare delle idee di maschile e femminile che sappiano relazionarsi in modo sano, sicuro e consenziente. Sappiamo che la sfida non è affatto semplice. Solo attraverso interventi mirati, consapevoli, situati e olistici possiamo provare a fare fronte alla violenza che ci circonda più di quanto vorremmo e non dimenticare che solo sì è sì.

Illustrazione di Marianna Giuliana

*“Cultura dello stupro” è un’espressione utilizzata dagli studi di genere e dai femminismi per descrivere una “cultura” nella quale non solo la violenza e gli abusi di genere sono molto diffusi, minimizzati e normalizzati, ma dove sono normalizzati e incoraggiati anche gli atteggiamenti e le pratiche che giustificano e sostengono quella violenza.

CESIE