La principale finalità del progetto Gender Equality, che si è tenuto a Rakičan (Slovenia), è stata quella di comprendere l’uguaglianza di genere con 40 partecipanti provenienti da cinque differenti nazioni: Slovenia, Italia, Spagna, Ungheria e Romania.
Lo scambio giovanile si è svolto dal 25 Agosto al 2 Settembre. La metodologia utilizzata era basata sull’educazione non formale, workshop, seminari con attività indoor e all’aperto. Nei workshop i partecipanti erano divisi in gruppi – talvolta in base alla nazione di provenienza, talvolta casualmente – al fine non solo di comprendere ma anche di pensare a modi alternativi di affrontare le problematiche inerenti alle disuguaglianze di genere che sussistono.
In modo creativo è stato possibile fare emergere e analizzare le somiglianze e le differenze fra buone e cattive pratiche esistenti in ogni diversa nazione. Attraverso modalità di educazione e apprendimento non-formale, siamo stati incoraggiati a lavorare in gruppi su compiti che trattavano specifici argomenti, generando e condividendo idee e soluzioni creative.
Nel progetto Gender Equality sono state affrontate numerose problematiche, tra cui la diffusa presenza di stereotipi che riguardano femmine e maschi, così profondamente radicati nelle maglie dei tessuti sociali da poter essere destrutturati e rimossi solamente con uno sforzo sinergico collettivo, per acquisirne consapevolezza e strutturare politiche e azioni ad hoc nei territori.
Attraverso le attività del progetto, è stato possibile ricostruire e rappresentare la posizione che la condizione che caratterizza la vita delle donne in Europa, anche rispetto agli uomini e nei contesti lavorativi.
Nel primo workshop siamo stati divisi in gruppi misti ed è stato assegnato casualmente a ciascuno di noi un argomento, come ad esempio “Cosa è l’uguaglianza di genere”, “Cosa è il femminismo”, “Cosa è il maschilismo”, “Cosa è il sessismo”, “Cosa sono gli stereotipi”. Questa attività ci ha aiutato non solo a rielaborare in maniera individuale le loro conoscenze sui vari argomenti ma soprattutto a condividere queste conoscenze e punti di vista con persone appartenenti ad altre realtà socioculturali. Questa è una delle migliori attività per permettere a ognuno di acquisire consapevolezza e per sentirsi libero di esplorare in maniera approfondita uno degli argomenti trattati; alla fine, infatti, ogni gruppo ha pubblicamente presentato il proprio lavoro all’aula.
Fra le altre attività, vi è stata la proiezione del film Suffragette con la finalità di mostrare e far conoscere ai partecipanti, tramite una trasposizione cinematografica fedele ai fatti storici, uno dei momenti più significativi nella lunga lotta delle donne e della società per il riconoscimento dei diritti che ha condotto al suffragio universale.
Nel dibattito aperto successivamente alla visione del film è stato interessante constatare come molti dei partecipanti abbiano iniziato a discutere sulla violenza utilizzata dalle suffragette nella loro lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne e per puntare i riflettori della scena politica e mediatica su problematiche che erano state volutamente insabbiate e nascoste dalla classe dominante maschile; l’uso della violenza era dunque giustificato al fine di far emerge conoscenza sull’uguaglianza dei diritti? Su questi punti ci siamo ampiamente confrontati.
Altre attività – come la creazione di poster con del materiale messo a disposizione, che includeva riviste, giornali, magazine, depliant – hanno avuto la medesima importanza nel sottolineare e nel far comprendere molteplici aspetti dell’uguaglianza di genere. In questa attività gli organizzatori hanno fornito ai partecipanti, divisi in gruppi misti, del materiale (riviste, colla, forbicine) e un argomento per creare un poster. L’aspetto più divertente e interessante di questo workshop consisteva nel fatto che ciascun gruppo doveva lavorare in assoluto silenzio per 20 minuti, cercando quindi di coordinarsi e concordare sul materiale da scegliere e su come disporre il poster. La cosa sorprendente è stata che, spontaneamente, ciascun componente si sentiva coinvolto e trovava il proprio ruolo.
Un altro workshop, intitolato Pussyhat, invece è basato sulla creazione di un prodotto (un capo d’abbigliamento, un logo, un brand) – come quello che dà il nome all’attività per l’appunto – che rappresenta un simbolo di supporto e solidarietà ai diritti delle donne e alle lotte civili. La finalità di questo workshop era quella di stimolare la creatività e riflettere sul ruolo che i simboli svolgono nella vita quotidiana.
Durante la giornata finale alcuni partecipanti delegati di ogni Nazione presente sono stati intervistati da una giornalista; è stato chiesto quali fossero le motivazioni che hanno condotto ciascuno a partecipare e quale fosse lo stato attuale di ciascun Paese in merito all’uguaglianza di genere.
È stato inoltre allestito uno spazio nella Galleria della Mason di Rakican con alcune delle fotografie più belle scattate in vari momenti del progetto; inoltre sono stati presentati dei video realizzati dal team preposto ed è stato presentato un giornaletto, The Rakicaner, con degli articoli che trattavano sia seriamente che ironicamente alcune delle vicende e delle tematiche salienti dello scambio.
Le conclusioni sono sicuramente fra le più positive che un giovane partecipante possa portare con sé alla fine di un progetto Youth Exchange: nuove conoscenze su una importante tematica di attualità, punti di vista ed esperienze di coetanei provenienti da altri Paesi e tanti bellissimi ricordi di momenti trascorsi in allegria come un grande gruppo di amici che non ha confini o etichette.
Marco Aiello, partecipante allo scambio Gender Equality